CentOS, who’s next?

Disclaimer

Questo è un post off topic.

Rispetto al trend del blog, l’intento è quello di raccontare la mia “relazione” con Red Hat e i miei dubbi sul futuro, senza soffermarmi sugli aspetti narrativi o cronologici della faccenda (quelli si possono reperire dalle fonti ufficiali). Tutti i pareri scritti in quest’articolo sono strettamente personali.

Back in the days

Premetto che ero un utilizzatore di CentOS da anni.
Sono sempre stato un Red Hat fan, vuoi perché è stata la mia prima distribuzione installata nel lontano 1998 (e il primo amore non si scorda mai), vuoi che ha sempre soddisfatto le mie esigenze e non ho mai avuto la necessità di cercare qualcosa altrove: buona community, buon supporto e velocità nel rendere disponibili aggiornamenti.

Intorno al 2003 la sua prima grande svolta: Red Hat Linux diventa Red Hat Enterprise Linux (disponibile solo a fronte di un pagamento giustificato dall’assistenza tecnica da parte dell’azienda e non da parte della community) e la nascita di Fedora Core: un po’ rimasi perplesso ma seguii il flusso che l’azienda aveva iniziato e così è ho adottato Fedora, distribuzione che uso tutt’ora sia in ufficio che a casa.

Un anno dopo è arrivata CentOS e per me è stato il ritorno di fiamma verso Red Hat: binari compatibili al 100%, libera, stabile come una roccia e con una community davvero di tutto rispetto. Inutile dire che con queste premesse la sua penetrazione in ambito aziendale era praticamente già tracciata.
Migrai le poche macchine Fedora Core 4 a CentOS: se la memoria non mi inganna erano un bilanciatore di traffico, due server apache e un DB server MySQL. La migrazione andò a gonfie vele, zero intoppi.

Oggi

La decisione di Red Hat di abbandonare il progetto CentOS è stata per tutti una doccia fredda. Chi è del settore non ha bisogno che ricordi l’insurrezione popolare nata dopo l’annuncio: CentOS, di proprietà IBM/Red Hat, non esiste più nella sua forma consueta e si tramuta in una rolling release, una sorta di formula “a rilascio continuo” come il modello Fedora o Arch per citarne alcune.
Un portavoce di Red Hat, nel thread ufficiale all’annuncio, sottolinea che la nuova release di CentOS sarà un upstream di Red Hat e suggerisce, come alternativa se non si volesse adottare al nuovo modello, di passare a RHEL.
Praticamente fu come buttare benzina sul fuoco ed inutile fu il tentativo di recuperare al danno concedendo, qualche settimana dopo, a chiunque di poter mettere in produzione fino a 16 macchine con la licenza “developer” di casa Red Hat senza pagare un soldo.

Insomma, il danno è fatto. E ora?

Tralasciando la pletora di altre distribuzioni già esistenti, nascono due distro dalle ceneri, Alma e Rocky Linux, ognuna con la propria filosofia ma entrambe 100% “bug-for-bug” compatibili con RH.

I miei dubbi sono:

  1. quale scegliere? 🙂
  2. sono pronte per la produzione?
  3. com’è il supporto della community?
  4. dureranno nel tempo (aggiornamenti/patch/longevità in generale)?

Sarà solo il tempo a dircelo, nel frattempo mi rimangono i dubbi.

EOF

Rispondi